Tecnologia, in Italia un popolo di gamer: ecco perché
Qual è il rapporto tra gli italiani e i videogiochi? Da diversi decenni, ormai, console e piattaforme tecnologiche varie mettono facilmente in contatto gli amanti del gaming con giochi virtuali e affini. Di certo le principali software house si trovano ancora oggi in America e in Giappone, ma se ci limitiamo ad osservare unicamente i dati sui consumatori anche l’Italia ricopre un ruolo determinante nel settore. Secondo uno studio condotto di recente da Samsung, metà dei videogiocatori italiani si diverte online anche per evadere dalla routine della vita reale e stringere nuovi rapporti con altre persone. Molte amicizie nascono proprio in rete e l’interazione sociale interessa come prevedibile i più giovani con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Sarebbero proprio i gamer italiani ad approfittare più di tutti in Europa di queste possibilità. Anche il 42% dei giocatori tra i 25 e i 34 anni ha messo su il proprio circolo di conoscenze che vanno al di là dello schermo.
In media, i giocatori più assidui impugnano il controller almeno una volta a settimana. Il modo in cui si interagisce con i propri “colleghi”, comunque, cambia di Paese in Paese. La Francia è più indietro sotto questo punto di vista, mentre subito dietro all’Italia troviamo Germania, Regno Unito e Spagna. Insomma, sembra proprio che il gaming riesca a vincere anche le barriere e le differenze culturali. Chi gioca con costanza a determinati titoli finisce inevitabilmente con l’entrare a far parte di specifiche community a tema, accelerando il processo di socializzazione. Un ottimo trampolino di lancio anche per chi ha velleità di professionismo. Non sono pochi, infatti, gli amanti dei videogame che aspirano a fare della loro passione un mestiere. Anche alcuni dei più famosi streamer italiani, ad esempio, sono dei pro-gamer.
I giochi di oggi sono molto più complessi e sofisticati di quelli di una volta. Le skill richieste sono piuttosto elaborate e necessitano di molto allenamento. Ben 3 milioni di italiani, sia neofiti sia esperti, aspirano a migliorarsi e giocano non solo per diletto, ma anche per aumentare il proprio livello e ritagliarsi posizioni sempre più prestigiose all’interno delle community. Anche se ci si trova fisicamente da soli davanti al pc o ad una console, il gaming è tutt’altro che un’attività solitaria. La continua proposizione di nuovi giochi alimenta senza sosta il circuito: l’83% degli italiani cerca periodicamente nuovi contenuti di gioco, mentre gli altri si accontentano di quanto già possiedono. La democratizzazione del gaming cresce su larga scala: il 93% degli italiani tra i 18 e i 44 anni ha giocato almeno una volta nella vita e sono in pochissimi ad abbandonare il gamepad dopo la prima esperienza.
La passione per il gaming sta crescendo in tutto il mondo e il giro d’affari è notevole anche in Italia: stando ai dati rilevati da IIDEA, l’Italian Interactive Digital Entertainment Association, lo Stivale produce un fatturato di 2,2 miliardi di euro nel campo dei videogiochi. Gran parte del merito di questi numeri va alla cosiddetta “Generazione Z”, per la quale la tecnologia è assolutamente centrale in più ambiti della quotidianità ed è diventata quasi sinonimo di “intrattenimento”. Già nel 2021 IIDEA aveva sottolineato il boom dell’industria videoludica e l’escalation sembra destinata a proseguire almeno per qualche altro anno. L’attenzione degli italiani verso lo sviluppo del settore dei videogiochi è particolarmente sensibile.
Invero, il gaming abbraccia categorie molto vaste dell’intrattenimento. Non tutti i giochi virtuali si concentrano sui classici videogames, non tutti richiedono un controller. Alcune attrazioni si presentano come delle semplici trasposizioni digitali di giochi che una volta si potevano praticare solo dal vivo, come quelli di carte. Non è raro imbattersi negli italiani anche in una piattaforma di gioco del poker o in un sito che permette di divertirsi a distanza a grandi classici come la scopa, magari senza nemmeno investire denaro reale. Probabilmente i giovani non sbagliano ad associare prepotentemente la tecnologia ai passatempi. Forse è proprio questo il principale allarme di cui si dovrebbe tenere conto. L’ammontare delle ore che si trascorrono dietro ad uno schermo, che sia quello di uno smartphone o un monitor da pc, è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. A farne le spese sono soprattutto le attività all’aria aperta, ma per molti il gaming diventa proprio l’alternativa a tanti hobby che vorrebbero praticare e che per un qualsiasi motivo non possono onorare.